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Alex Song racconta il suo anno da incubo al Rubin Kazan: “Niente casa, soldi, amici: stavo diventando pazzo!”

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Nel 2016 il centrocampista ha intrapreso una strada particolare. Quella del denaro russo. Il Rubin Kazan gli ha offerto un contratto milionario e il camerunese ha accettato le lusinghe. Ed è stato l'errore più grande della sua carriera.

Redazione Il Posticipo

Alex Song ora ha 34 anni e gioca a Gibuti, nell'Arta Solar 7, con cui ha appena vinto il suo secondo campionato consecutivo. Ma sin da quando giovanissimo si fa notare nell'Arsenal, è considerato uno dei migliori prospetti europei. Il centrocampista ha addirittura vestito la maglia del Barcellona, ma quando le cose al Camp Nou non sono andate come si aspettava, prima è tornato in Inghilterra, poi nel 2016 ha intrapreso una strada particolare. Quella del denaro russo. Il Rubin Kazan gli ha offerto un contratto milionario e il camerunese ha accettato le lusinghe della Prem'er-Liga. E da quanto ha raccontato qualche tempo fa al Telegraph, è stato l'errore più grande della sua carriera. Lo scenario descritto da Song è infatti terribile.

NIENTE CASA... - "Quando ho firmato con il Rubin mi hanno detto che mi avrebbero dato una casa, ma passavano i mesi e non cambiava nulla. Alla fine mi hanno fatto andare via dall'hotel in cui avevo vissuto fino a quel momento e mi hanno trovato un posto dove stare all'interno del centro sportivo. Quelli del club continuavano a dirmi che dovevo aspettare che trovassero la casa per me, ma quando un giorno ho parlato con chi doveva occuparsene, mi ha detto che nessuno gli aveva detto nulla al riguardo. Passavo il tempo chiuso in camera, non accendevo neanche la luce. Stavo sempre al computer, perchè in televisione c'erano solo programmi russi e non capivo niente. Tutta la mia vita era incentrata sul computer e sul telefono cellulare. Non è un modo sano di vivere". Può andare peggio? Certo che sì...

...NIENTE SOLDI NÈ AMICI -"Credo che volessero che i giocatori che secondo loro costavano troppo se ne andassero, quindi hanno smesso di pagarci. Mi dicevano che il denaro sarebbe arrivato sul conto, ma non succedeva. Avevo le bollette da pagare e non potevo farlo, da Londra mi chiedevano i soldi per il mutuo e non potevo restituirli". E anche i rapporti personali non è che siano andati meglio, anche se Kazan, a detta di Song, è un bel posto dove vivere. "È un bel posto. Ci sono buoni ristoranti, la gente è gentile, ma io non uscivo mai perchè non avevo amici. Mangiavo sempre alla mensa del club e sempre da solo. Stavo diventando pazzo. Non piangevo, ma ero molto stressato". Ora l'inferno è finito, il Rubin ha pagato i debiti e si può tornare a stare bene. E a giocare. Un piccolo angolo di paradiso dopo...l'inferno russo.