Roma, quartiere San Lorenzo, un feudo romanista. La società gialorosssa ha scelto la Dogana per presentare il libro “Dimmi cos’è” che ne celebra i 90 anni di storia. Al novantesimo, di solito, finisce una partita. In questo caso, si è solo al primo tempo. Storie da raccontare ce ne sono parecchie. E protagonisti anche. Ce n’è uno, in particolare, che ha sempre parlato poco, ma si è sempre fatto sentire in campo. Aldair Nascimento do Santos. Nella Capitale, semplicemente Aldair. Tredici anni in giallorosso, campione del Mondo, capitano prima di Totti e artefice dello scudetto del 2001.
Intervista esclusiva ad Aldair
Aldair, lei ha scritto la storia della Roma cosa significa per lei? La Roma è un club molto importante per me. E non solo perchè ho deciso di restare qui anche dopo aver smesso di giocare. La squadra giallorossa è fra le più amate in Brasile. C’è sempre stata una colonia di giocatori verdeoro, che qui hanno ritrovato lo stesso amore e la stessa passione che c’è nel mio paese d’origine.
«Da centrale Juan Jesus può mostrare il suo vero valore»
Juan Jesus sta giocando una grande stagione. Può essere il suo erede? Abbiamo caratteristiche diverse, ma l’ho sempre seguito da quando muoveva i primi passi in Brasile e poi nell’Inter. Credo che quest’anno si possa finalmente vedere il suo vero valore perchè in questa stagione gioca nel ruolo a lui più congeniale, quello di centrale in una difesa a 4. Bravo Di Francesco. Lui sì che ha capito. Juan Jesus rende al massimo quando gioca al centro. Lo scorso anno, invece, ha sofferto troppo perchè ha giocato decentrato e spostato anche come esterno. Non fa per lui. É l’anno dei mondiali. Non ci sarà l’Italia, ma il Brasile sì, e può vincere la Coppa… Il Brasile è la squadra favorita. Lo dicono in tanti. Io non lo so. Di certo ha dominato il girone di qualificazione sudamericano, ma va rivisto con le Europee. Contro l’Inghilterra, per esempio ha sofferto un po’. Credo si possa e si debba dimenticare quanto accaduto quatto anni fa nel mondiale in casa nostra, ma senza troppo ottimismo. Quella ferita è ancora aperta. Da 20 anni una sudamericana non vince. E qualcosa vorrà pur dire…
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