Juventus, così non va. Anche se il 5 maggio è stato anticipato di una...settimana, la vittoria maturata con l’Inter lascia in eredità più di qualche dubbio sulla prestazione dei bianconeri. Si salva il risultato, figlio di una determinazione quasi feroce e dell’orgoglio di campioni che non mollano mai di un centimetro. Non certo la partita in sè. Né dal punto di vista del gioco, nè tattico.
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Juventus, 5 maggio anticipato ma…
La notte di San Siro lascia in eredità un 5 maggio...anticipato ma anche tanti dubbi sulla consistenza fisica e mentale della squadra bianconera.
CARATTERE – Il carattere di questa squadra non si discute. Questione di DNA. La Juventus non muore mai. Anzi, trova sempre il colpo di coda per sovvertire pronostici e risultati, anche quando sembra spacciata. In questo senso la prova del nove è arrivata dalla notte di San Siro. Quando partita e campionato sembravano persi, due giocate hanno forse cambiato i destini della stagione.
UOMINI – Due invenzioni dei singoli. Appunto. Allegri, al netto della gioia della vittoria, ha poco di che essere contento. La sua squadra, in superiorità numerica, si è fatta raggiungere e superare da un’Inter affatto trascendentale. E solo gli errori di Spalletti hanno consegnato il campo necessario per affondare i colpi e portare a casa il match. La partita è stata decisa da Cuadrado e Higuain, non certo da giocate provate in allenamento. Anzi, la manovra è stata lenta e prevedibile. Con i se e i ma non si scrive la storia, ma senza il gol costruiti da due individualisti straordinari, Allegri avrebbe perso partita e probabilmente scudetto.
SORPASSO – Il sorpasso, dunque, è scongiurato. È innegabile, però, che la Juventus sia in crisi fisica e mentale. In vantaggio di un uomo e nel punteggio, non è stata capace di gestire il ritorno dell’Inter. Ha giocato molle. E quando è andata sotto, ha trovato risorse nervose e tecniche, ma non di gioco. Ecco perché la vittoria di San Siro va presa per quello che è. Un suicidio dell’Inter, più che una vittoria bianconera. Un 5 maggio anticipato. A Roma, però, servirà qualcosa di molto diverso. Altrimenti il rischio sorpasso resta altissimo.
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