Otto marzo, festa della donna. Una celebrazione istituita più di un secolo fa, quando l'universo femminile doveva lottare affinchè venissero riconosciuti alle donne diritti inalienabili, come ad esempio il voto. Ma all'epoca (1909) anche dal punto di vista sportivo non è che l'altra metà del cielo se la passasse granchè bene. Basterebbe pensare che il Barone De Coubertin, basandosi sullo spirito olimpico degli antichi greci, aveva vietato la partecipazione femminile alle Olimpiadi, che alla fine da Parigi 1900 c'era stata, ma sempre in forma non ufficiale. È solamente dopo la fine della Prima Guerra Mondiale che alle donne vengono garantiti i suffragio e...i cinque cerchi. Da Anversa 1920, anche le atlete hanno potuto rappresentare le proprie nazioni. E da ormai cent'anni fa, hanno fatto enormi passi avanti, superando barriere una volta ritenute impossibili da eliminare.
altri sport
Donna e atleta: vittorie leggendarie e barriere superate
Le barriere sociali ed economiche affrontate dalle donne sono simili a quelle che l'universo femminile ha dovuto sfidare nello sport. Con successi che rendono ancora più entusiasmante l'essere donna e atleta.
Fanny Blankers-Koen, la mammina volante
La maternità, ad esempio, spesso ancora un tabù per molte atlete, che vedono nel concepire un bambino un rischio per la propria carriera. A dimostrare l'opposto per la prima volta ci ha pensato Fanny Blankers-Koen, velocista olandese soprannominata "la mammina volante" poichè madre di due figli. La doppia maternità non le ha infatti certo impedito di conquistare ben quattro ori alle Olimpiadi di Londra nel 1948 (100m, 200m, 80m a ostacoli e staffetta 4x100m). È anche grazie ad esempi del genere che le donne che praticano discipline sportive non sono più spaventate dal diventare mamma e sono sempre di più le atlete, anche di livello mondiale, che si prendono un paio di anni sabbatici per poi tornare alle competizioni e a vincere.
Billie Jean King e la battaglia dei sessi
Un altro ostacolo difficile da superare è quello dell'effettiva parità di genere, sia sportiva che economica. Esiste la possibilità di far competere uomini e donne assieme nella stessa disciplina? E perchè i premi femminili devono essere più bassi rispetto a quelli maschili? Un paio di domandine niente male, a cui ha cercato di dare risposta negli anni Settanta la cosiddetta battaglia dei sessi nel tennis, in cui Billie Jean King ha sfidato l'ex campione Bobby Riggs proprio per sottolineare la disparità di trattamento economico tra uomo e donna. Eppure neanche i due match hanno saputo mettere d'accordo tutti. La competizione paritaria esiste solamente in un numero limitato di discipline (equitazione, vela, competizioni motoristiche) ed è comunque ancora un argomento molto dibattuto, come dimostra la sfida della Vonn agli sciatori uomini di qualche tempo fa.
Lo sport femminile italiano, sempre ricco di soddisfazioni
Del resto però risulta particolarmente ingiusto fare differenze, quando l'esultanza per una vittoria è la stessa, sia che sia di colore celeste, sia che sia molto più tendente al rosa come accade spesso nel nostro paese. Basta pensare alle ultime Olimpiadi invernali, in cui i tre ori azzurri sono arrivati tutti da competizioni al femminile. Anzi, Arianna Fontana si è portata a casa un bel tris completo di medaglie, legittimando ulteriormente la scelta del CONI di schierarla come portabandiera nella cerimonia di apertura, un onore per cui è spesso...guerra aperta tra uomini e donne. Le altre due affermazioni sono invece arrivate da Sofia Goggia, ormai certezza dello sport italiano, e da Michela Moioli. A dimostrazione che, come nella vita, nello sport vale sempre solo la seconda parte del celebre adagio di Aristofane. Senza la donna non si può proprio vivere!
© RIPRODUZIONE RISERVATA