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La Ferrari comincia bene, ma le Mercedes sono più veloci

Di Paolo Graldi. La vittoria in Australia non deve distrarre la Ferrari dai problemi da risolvere, ma c’è fiducia di avere buone carte per continuare a competere con le Frecce d’Argento.

Paolo Graldi

Magari si è un po’ esagerato. Quel “trionfo Ferrari”, ben comprensibile in bocca ai fans di Maranello, non si attaglia al risultato della corsa, se analizzato con lucida freddezza. La vittoria di Vettel, complice la fortunata sosta ai box in regime di virtual safety car che ha permesso al campione tedesco di rientrare in pista davanti all’irriducibile Hamilton, primo in corsa fino a quel momento, la vittoria di Melbourne, si diceva, fa ben sperare per il futuro.

Ferrari, ottimo inizio ma manca ancora la velocità

Un bel gancio nella pancia della Mercedes, priva sulle prime file di Bottas, affannato a rimediare lo svarione in qualifica che ha mandato la vettura in mille pezzi. Insomma: un podio, arricchito dalla presenza di Raikkonen silenzioso, avaro come sempre di sorrisi, ma stavolta senza sbavature ed anzi in gran forma, in prova, in qualifica e in gara. Meglio di Sebastian, Ice Man. Chi ben comincia…La calcolata modestia nelle dichiarazioni di mister Arrivabene, il quale non ha cambiato look parco e elementare e neanche la brillantina, non nasconde che il problema vero, autentico, pesante è la velocità. In qualifica e in gara.

Hamilton, che ha conquistato la pole position con un giro da paura che si è guadagnato perfino i complimenti di Rosberg, amico-rivale di sempre, ai box per una tv, ha dimostrato di possedere la monoposto di gran lunga più veloce, sette decimi in un giro sono una eternità, ha messo in evidenza una preparazione atletica e psicologica da sovrano assoluto, condita con quel tanto di arroganza che lo rende inutilmente antipatico. Quella frase in conferenza stampa indirizzata a Vettel (ti smacchierò quel sorriso dopo la gara) è parsa una vistosa forzatura, un graffio all’interno di una atmosfera rilassata e quasi ridanciana.

Ma il campione del mondo, che soffre i down psicologici quando per lui si mette male, ha voluto alzare lo schiaffo contro il rivale per insaporire la competizione che li riguarderà assai da vicino per tutta la stagione. Sono loro due i veri competitor, come si è visto nel vano inseguimento negli ultimi giri di gara, allorché Seb ha tenuto testa alla freccia di Lewis, in un disperato inseguimento che per poco non gli costava il secondo gradino del podio.

Occhio agli altri e bentornato Alonso

La nuova Rossa SF1H va detto ha le carte in regola per giocarsela alla grande, già dal Bahrain tra due settimane, ma non bisogna sottovalutare le prestazioni di Ricciardo e della sua Red Bull e la voglia di fare di strafare del suo compagno di squadra, il “cocco” dei capi, il giovane scalpitante Verstappen, ansioso di giocarsela a tutto tondo, in casa e fuori casa. Il gruppone degli altri, lanciati in un impari inseguimento, comprende qualche novità non piccola: Alonso, arrivato quinto dopo una furibonda cavalcata densa di emozioni e sorpassi, ha mostrato di avere talento e macchina per giocarsela. Negli scorsi campionati quasi mai finiva una gara e mestamente poco dopo il via prendeva la via dei box, in una dolorosa rassegnazione.

Quest’anno grida di gioia al traguardo e con sguardo lungo verso copiose soddisfazioni. Se lo merita, il vecchio Fernando, perché il suo talento ne fa un asso quasi ineguagliabile e il carattere gioviale e aperto al dialogo ne rivela una classe, dentro e fuori dal paddock, che altri, assai meno dotati, si sognano di possedere.

Dunque, buon avvio di Campionato. Problemi da risolvere ma braccia aperte alla fiducia di avere buone carte per continuare a competere con quei mostri portati in pista da Toto Wolff e Lauda. Il gioco di squadra, lodato a gran voce da Vettel, ha funzionato e quel pizzico di fortuna aggiunto, ha fatto bingo. In particolare la gara ai box è stata giocata con cinica astuzia, con lucidità e visione complessiva del puzzle delle vetture in corsa. E dire che proprio dalle strategie del box sono venute nel passato le più grandi e cocenti delusioni. Il gruppo degli uomini in tuta rossa ha agito all’unisono e il traguardo non si è fatto attendere.

Resta, su tutto il circus, il mistero di dove mai Jacques Villeneuve compri le sue camicie a quadri, autentici insulti al buon gusto: ma lui, anche come commentatore, quest’anno con i capelli biondo platino, è talmente intelligente, indipendente nel giudizio, ed esperto nella analisi che una camicia orribile è il minimo che gli si possa perdonare.