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Ferrari, poca scelta: a Suzuka l’obiettivo è Arriva(re)bene

Archiviata la Malesia con molte recriminazioni, la Ferrari e il suo team principal cercano la redenzione a Suzuka, ma non possono permettersi calcoli. Si deve solo vincere.

Redazione Il Posticipo

Per la Ferrari è finito il tempo dei calcoli. È rimasto incastrato tra i detriti di Singapore e i condotti dei motori di Sepang. Prima si potevano fare tabelle, previsioni, ora serve davvero a poco. Cinque gare, trentaquattro punti da recuperare a Hamilton. L'obiettivo è uno solo, il filotto. E poco importa che Suzuka sia favorevole alla Mercedes o che storicamente Vettel in Giappone faccia quasi sempre bene (mai quanto Schumacher, 8 pole e 6 vittorie per il Kaiser). Questa Ferrari non ha scelta, deve vincere. Con un gioco di parole, o arriva bene o...Arrivabene.

La differenza la deve fare Arrivabene

Sì perchè il team principal, e con lui tutta la squadra, cerca la redenzione dopo il doppio semi-catastrofico weekend asiatico. La macchina di Vettel, cambio permettendo (che comunque non verrà cambiato, evitando così la penalità in griglia), è sembrata in forma strepitosa a Sepang. Ma a Suzuka sarà un'altra storia, perchè se le mescole delle gomme saranno le stesse usate in Malesia, l'aerodinamica del circuito vota Mercedes. E quindi a fare la differenza, oltre alla vettura e al pilota, saranno per forza di cose le strategie. Il muretto. Quella guida eclettica e un po' folle che i ferraristi riconoscevano alla strana coppia formata da Jean Todt e Ross Brawn e che negli ultimi anni sembra essersi indebolita. Serve il coniglio, insomma, e il cilindro lo deve portare Arrivabene.

Ferrari, pochi calcoli, molti rischi

Andranno presi dei rischi, ma in fondo c'è poco da perdere. Controllare una corsa, gestire le forze, fare i conti in tasca a Hamilton, tutto questo potrebbe non bastare. Chiaro che se la sua Mercedes dovesse lasciare a piedi Ginetto in uno dei prossimi GP cambierebberole strategie, che a quel punto potrebbero anche prevedere un po' più di ponderazione. Ma finchè il leader della classifica è in pista, l'unico pensiero della squadra deve essere portargli la Ferrari di Vettel davanti il prima possibile (e possibilmente anche tenercela). E se in qualifica e in partenza non ci si riesce, ci sarà da fare di necessità virtù. Pit stop anticipati o ritardati, scelte apparentemente controcorrente, qualsiasi idea, qualsiasi scintilla non è più proibita, ma va incoraggiata. Se fino a Singapore, forse anche a Sepang, ci si poteva permettere il lusso di pensare, ora è arrivato il momento di agire.