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Cal Crutchlow: i segreti del “cliente” scomodo

La rinascita di Crutchlow. Ha perso peso, ha lavorato su fisico e riflessi, perfezionato la moto clienti. E adesso il "cliente" scomodo spaventa tutti.

Redazione Il Posticipo

Cal Crutchlow in pole. Chi l’avrebbe mai detto? L’inglese stupisce tutti e chiude con il miglior tempo perché ha utilizzato la strategia giusta. Tre stop, gomma risparmiata e pole position centrata. Costruita quasi scientificamente. Mattone su mattone. Decimo su decimo. Merito anche di una maturità agonistica che sembra finalmente raggiunta. Crutchlow, lo scorso anno ha buttato via un paio di Gran Premi e disperso parecchia credibilità. Il talento non è in discussione. La testa, sì. È bastato un inverno, per restituire un uomo e in pilota trasformato. Una vittoria e una pole. E forse adesso lo considereranno?

CLIENTI? - Che cosa è cambiato? Di certo, la moto. La Honda del 2018 è e resta un prototipo clienti ma è molto diversa rispetto allo scorso anno. La sua è una moto molto ben bilanciata, in grado di rendere la guida molto più semplice. Lo stesso identico materiale degli ufficiali, con tanto di assetti ereditati, aiuta e non poco. Il resto ce l’ha messo lui. Quarta pole in top class e ventesima prima fila. Resta da capire cosa succederà in gara, dove i valori potrebbero essere ribaltati. Non esattamente poco, comunque, per un rider che nessuno prende sul serio. In primis, Marquez, che per la prima volta manca la prima fila in MotoGP a Jerez. Il campione del mondo non sembra preoccupato. Forse sbaglia. Il passo gara è ottimo, resta da capire cosa succederà quando abbasserà la visiera e si ritroverà in bagarre.

SEGRETI – Crutchlow non se ne cura. Non solo, però, una moto finalmente competitiva. Il rider inglese, fra i più alti e grossi del circus, ha anche altri segreti. Un durissimo lavoro fisico e “mentale”. Crutchlow ha seguito un duro programma alimentare che ha spostato l’ago della bilancia indietro di sei chilogrammi. Certo non è bastato perdere peso: il ragazzo ha lavorato anche su tempi di reazione, capacità spaziali, memoria, e sul “viso-coordinativo-spaziale”. Detto in parole semplici: lavori per ridurre ulteriormente i tempi in cui il cervello elabora stimoli esterni per poi agire. Nel caso del rider (come quelli di tutti i suoi colleghi), si è lavorato sui tempi di azione e reazione in base a ciò che accade in pista a velocità elevate. “Esercizi” ripagati con gli interessi. Quanto basta per essere il più continuo nei test invernali in Qatar. A conti fatti il modo migliore per ripresentarsi in pista dopo una stagione disastrosa. Il cliente sottovalutato da tutti e ora molto scomodo rilancia la sfida anche in ottica mondiale?