altri sport

Froome, un caso destinato a far discutere

Al via la Tirreno-Adriatico. Nella corsa che unisce i due mari, un oceano di polemiche legate alla presenza di Froome. Non negativo, però, non significa dopato.

Luigi Pellicone

Da un mare all’altro. E in mezzo, un oceano di polemiche. La partecipazione di Froome alla Tirreno-Adriatico si porta con sé una questione a metà fra l’etico e lo sportivo. Il corridore è stato trovato non negativo alla “Vuelta” dello scorso anno a un broncodilatatore, che risulta proibito dalla WADA.

Non negativo non significa dopato

Froome era stato trovato “non negativo” al salbutamolo, farmaco utilizzato per curare alcune forme di asma e altre lievi patologie (infiammazione o ostruzione) delle vie respiratorie. Il “fatto” è accaduto al termine della diciottesima tappa del giro di Spagna. Nelle urine del ciclista, duemila microgrammi della sostanza. Quanto basta per risultare, appunto, non negativo. Il che significa che non è considerato positivo. La sentenza arriva dalle controanalisi: che però non anno ancora una data. Ergo, Froome, al netto delle voci e delle illazioni, non può essere, nel modo più assoluto, considerato un dopato. I maligni, tuttavia, sostengono che non si possa neanche sostenere il contrario. Sbagliato. Un innocente rimane tale sino a quando non ne è accertata la colpevolezza.

Froome può correre

Il problema non è tanto del corridore, né del suo team, quanto dell’Unione Ciclistica Internazionale, che non è riuscita a trovare una soluzione rapida. Paradossalmente Froome potrebbe partire e non terminare la corsa a tappe, qualora il massimo organismo decida di sospenderlo. E Froome? Si è presentato regolarmente al via alla prima tappa, anche perché la sentenza e un eventuale sospensione non avverranno prima del Giro d’Italia. Chiaramente, se il corridore sarà giudicato colpevole tutti i suoi risultati ottenuti durante l’arco temporale fra la Vuelta e la data dell’eventuale sospensione saranno cancellati.

Il ciclismo è insorto…a metà

Una situazione al limite, anche perché si parla di un fuoriclasse capace di spostare gli equilibri dell’intero gruppo. Le corse a tappe, in particolare, si basano su una sorta di “caccia all’uomo”, che indirizzano le strategie delle diverse squadre. In questo senso, una cosa è affrontare la corsa con Froome. Ben altro è correre senza un punto di riferimento come il keniano bianco. Anche le squadre si sono divise: c’è chi lo considera di troppo, chi invece è garantista e ne accetta la presenza. Certo, se avesse voluto, il team Sky avrebbe potuto sospenderlo in attesa del giudizio. È facoltà non farlo. La sensazione è che Froome resti comunque un caso limite, che unisce ogni forma di pregiudizio. Chi non crede al ciclismo, lo ha già additato. Chi invece vede in lui l’unico pulito lo difende. Una responsabilità che si porta in bici: in ogni caso è destinato a far discutere.