Martin Castrogiovanni è lontano dal rugby, ma è comunque nel cuore di tutti gli appassionati della palla ovale. Ben 119 presenze in Nazionale prima di lasciare un mondo che non sente più suo. Sembra che l’inizio della fine sia stato proprio contro il Galles nel 2016, quando, dopo aver perso pesantemente, il capitano si ritrovò accanto a delle nuove leve “impegnate” a smanettare sugli smartphone. Forse lì ha capito che quel rugby non faceva più per lui. Dopo l’addio alla palla ovale, un’altra prova, ben più difficile, superata con la grinta che lo contraddistingue. Nella sua...terza vita, Castro si è fermato a Roma. E non ha perso occasione di assistere a Roma-Liverpool. Ma a poche ore dal big match di Champions, si è parlato di...rugby ovviamente.
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Castrogiovanni: “È un momento duro, ma l’Italia è questa, non siamo gli All Blacks…”
Martin Castrogiovanni torna all'Olimpico, non per giocare, ma per vedere la Champions. Un occasione per fare il punto sulla situazione del rugby in Italia.
Martin, cosa ci fai a Roma-Liverpool?
È una grande partita, un evento. Il calcio mi piace, non volevo perdermi questo match.
A proposito di perdere, cosa è successo al nostro rugby?
È un momento particolarmente duro per il nostro sport. Il movimento italiano vive un cambio generazionale. In questi casi serve solo avere la pazienza di attendere il tempo necessario.
Sembra ne serva parecchio...
Non aspettiamoci molto di diverso. Non siamo l’Inghilterra, neanche la Nuova Zelanda. Fossimo gli All Blacks, sarebbe tutto semplice. Invece siamo l’Italia e purtroppo il nostro vivaio, al momento, è questo.
Si può restituire la Nazionale di qualche anno fa?
Sì, ma non a breve. Occorre lavorare duro. E cercare di trovare bambini nelle scuole. Purtroppo c’è un grande problema di diffusione. Si gioca solo in certe zone e questo è un problema. Serve una diffusione capillare per tornare a quei livelli.
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