Primo maggio 1994. 26 anni fa, una festa nazionale si è trasformata in tragedia sportiva. Ayrton Senna lasciava questo mondo, dopo un incidente fatale alla curva del Tamburello. Uno spartiacque che ha segnato in modo quasi mistico la storia della sport motoristico. Jean Alesi ospite di Casa Sky Sport ricorda il brasiliano con i suoi pregi e difetti.

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Alesi ricorda Senna: “Che discussione per una maglietta. Alain rivale, ma Mansell lo fece sudare di più. E con Schumi litigò subito”
C'è stato anche un altro primo maggio in cui l'Italia si è fermata. Era il 1994 e 26 anni fa Senna lasciava questo mondo. Jean Alesi ne traccia un ricordo. Senza santificarlo, ma raccontandone pregi e difetti.
AYRTON - La rivalità storica era con Prost, ma Senna, secondo l'ex ferrarista, soffriva di più Mansell. "Il primo incontro è stato piuttosto particolare. Ho avuto da discutere con lui. Ho indossato una maglia senza che lui lo sapesse. L'osso più duro che ha dovuto affrontare è stato comunque Nigel, uno che ti faceva sudare parecchio e accettava, colpo su colpo, anche i ruota a ruota". Negli ultimi anni in F1 sono stati realizzati diversi film. E il ritratto che ne scaturisce di Senna non piace al francese. "Ne esce come l'angioletto del circus e sembrava che tutti fossero contro di lui. Quel film non mi è piaciuto. Ayrton in pista era una persona competitiva, ma fuori aveva il suo piccolo mondo formato dalla sua famiglia. E non comunicavano con nessuno. Era molto chiuso. Piquet non lo amava moltissimo. In Brasile c'era una grande tradizione automobilistica. Senna con la sua grandezza ha creato tantissima tensione. A volte Nelson era un po' pesante ma non credo ci fosse troppa malizia".
EREDI - La dimensione di Senna è quella di un campione diventato leggenda e poi mito. Schumacher si commosse ricordandolo, ma l'inizio fra i due non fu certo rose e fiori. "Si stavano subito per picchiare dopo un paio di reciproci dispetti in prova, anche perché a quei tempi ci si poteva fare davvero male". Sugli eredi, Alesi non riesce a fare paragoni: "Generazioni e auto sono diverse. Credo moltissimo nei talenti. I piloti di adesso non hanno le stesse difficoltà dei nostri. Direi Hamilton, Verstappen, Leclerc, Vettel, poi... direi basta". Non c'è suo figlio: "Deve ancora dimostrare tutto. Da papà lo sostengo, se non avessi intravisto potenzialità gli avrei detto di fare altro, ma prima pensiamo a tornare in pista".
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