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Michael Jordan e quel volo che ha cambiato la storia dello sport

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Quella che separa la linea dal tiro libero e il canestro. Una distanza che per molti è difficilmente colmabile con un tiro, figurarsi con un salto. Ma se ti chiami Michael Jeffrey Jordan nulla è impossibile.

Redazione Il Posticipo

Esiste una distanza tra l'essere storia e diventare leggenda? Probabilmente no, ma se così fosse, sarebbe più o meno di sei metri, anzi, 5,8 come dice il regolamento. Quella che separa la linea dal tiro libero e il canestro. Una distanza che per molti è difficilmente colmabile con un tiro, figurarsi con un salto. Ma se ti chiami Michael Jeffrey Jordan nulla è impossibile.

Un gesto atletico diventato icona

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E quindi un balzo infinito, che diventerà a sua volta icona, copre quei sei metri. Gambe larghe, e tanti saluti all'aerodinamica, perché MJ l'aria la domina, la plasma. Non per niente, dopo quella schiacciata, diventerà "Air". E il 6 febbraio 1988 il ragazzo di Brooklyn diventa leggenda, anche prima dei suoi sei anelli. Secondi di sospensione della realtà, per Jordan e per il pubblico. Poi il boato, applausi scroscianti e tutti gli altri partecipanti dello Slam Dunk Contest possono tranquillamente accomodarsi fuori, perché il vincitore è uno e uno solo.

Inizia l'era Jordan

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È l'uomo che sconfigge la gravità, che regala al gesto tecnico che agli albori della disciplina era considerato quello...meno tecnico, quello di schiacciare la palla nel canestro per essere pressoché certi che ci vada senza problemi, la dignità, anzi, la fama imperitura. La schiacciata, ancora più di prima, diventa il modello, l'obiettivo, lo spettacolo. Lo Showtime dei Lakers di Magic, i Celtics di Bird e McHale stanno per lasciare il passo, anche se ancora non lo sanno. È iniziata l'era Jordan. Un'era che non ne vuole sapere di terminare, nonostante due ritiri, un periodo dedicato al baseball e uno al golf.

Il più grande di tutti i tempi?

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Perché la leggenda nasce in un attimo ma si propaga negli anni. Nei decenni.  Si discute sempre e comunque su chi sia il più grande di tutti i tempi e qualcuno, soprattutto i più giovani, storce la bocca alla menzione di MJ. Quello che le nuove generazioni non comprendono è l'impatto planetario di quel salto a gambe divaricate, di quegli interminabili secondi prima della schiacciata. Se prima, più o meno, l'NBA era un qualcosa di mitologico, complice la diffusione televisiva, diventa qualcosa di familiare. E il primo volto che molti ammirano su quel parquet fa la linguaccia e sfida la gravità, come se non potesse fermarlo. Un salto infinito, che continua ancora oggi e non ha intenzione di finire.