L’Italia naturalizza un campione: ha vinto 9 scudetti e una Champions League | Indossa già la maglia azzurra

Gattuso ha bisogno di qualità, e segue le orme di dei suoi predecessori come Mancini ma anche Spalletti. È un campione.
Non sarebbe la prima volta, e nemmeno l’ultima. L’utilizzo di calciatori oriundi nella Nazionale italiana non è certo una novità storica, ma ha conosciuto una rinnovata enfasi sotto la gestione di Roberto Mancini, che non ha esitato ad allargare il bacino di talenti in giro per il mondo.
L’ex commissario tecnico, noto per la sua pragmatica apertura, ha spesso sondato giocatori con anche una minima discendenza italiana per rafforzare l’organico, specie in ruoli chiave dove la produzione interna faticava a emergere.
Un approccio che ha portato all’esordio di diversi volti “nuovi” nell’ultimo ciclo azzurro. Uno su tutti, ovviamente, Mateo Retegui: ora diventato l’attaccante di riferimento della Nazionale, sia con l’esperienza di Spalletti sia in quella di Gattuso.
A proposito di Spalletti. Perfino l’allenatore di Certaldo ha guardato oltre i confini. Ha portato Udogie in Azzurro, attenzionato Lucas Beltrán della Fiorentina e il franco-algerino Rayan Cherki, entrambi con chiare radici italiane.
Nessuna preclusione
La volontà è quella di non precludersi nessuna opzione in vista dei prossimi impegni internazionali, a partire dalla cruciale crocevia qualificazione Mondiale, che per l’Italia al 99,9% sarà tramite i pericolosi playoff.
Anche l’obiettivo primario di Gattuso è quello costruire un gruppo solido e vincente, e se un innesto proveniente dall’estero può garantire un salto di qualità immediato, ben venga l’apertura. L’idea di un’Italia “meticcia” e cosmopolita non è più un tabù, ma una risorsa strategica accettata e, in alcuni casi, acclamata dalla critica sportiva. Basti pensare al nome caldo Soulé, con i suoi rumors da tutto e il suo esatto contrario, annessi.

Un presunto innesto che fa rumore
Proprio in questo contesto di “oriundi” e naturalizzazioni che fanno discutere, è uscito fuori un nome che sa di provocazione. Un campione che vanta una bacheca da far invidia a molte squadre: nove campionati nazionali e, soprattutto, una prestigiosissima Champions League.
La suggestione Ribery ha rapidamente infiammato l’ambiente social, tra scetticismo e velata ironia. L’indiscrezione, riportata inizialmente da alcune pagine umoristiche e poi rilanciata in modo ambiguo, ritiratosi dopo l’esperienza alla Salernitana, è stato ironicamente associato alla Nazionale per il suo forte legame con il Paese e, soprattutto, perché ha indossato a più riprese una maglia degli azzurri.
