Ultim’ora Inter, scoppia il caso doping: “Giravano pasticche rosse e io…” | Servivano per rimanere svegli
Il mondo del calcio nuovamente di fronte a suoi lati oscuro. Le sconvolgenti rivelazioni da parte di un ex calciatore, che non si contiene più.
Tutto e il suo esatto contrario. La forza e il suo lato oscuro come direbbe George Lucas nelle sue iconiche Guerre Stellari. Il calcio, lo sport più popolare al mondo, affascinante per milioni di tifosi con le sue gesta atletiche, le emozioni travolgenti e i campioni che diventano leggende.
Ma dietro la sua forza e la sua capacità di unire, si annidano ombre inquietanti: droga e doping, una miscela esplosiva che minaccia di distruggere l’essenza stessa del “gioco più bello del mondo”. La storia del calcio è purtroppo costellata di episodi in cui atleti, intrappolati in un vortice di pressione e desiderio di superare i propri limiti, sono ricorsi a sostanze illecite.
Il doping, nella sua accezione più ampia, mira a migliorare artificialmente le prestazioni, alterando la lealtà della competizione. La droga, invece, spesso entra in gioco come via di fuga dalle pressioni, dalle delusioni o semplicemente come tragica devianza personale, con conseguenze devastanti sulla vita degli atleti e sulla credibilità dello sport.
Diversi casi hanno scosso l’opinione pubblica nel corso degli anni. Come non ricordare la tragica vicenda di Diego Armando Maradona. Un altro caso eclatante fu quello di Renato Matusi, ex calciatore della Lazio, coinvolto in vicende legate allo spaccio di stupefacenti che gli costarono l’arresto e la fine della sua carriera.
Dalla droga al doping
Sul fronte doping, sebbene il calcio sia stato meno colpito da scandali sistemici rispetto ad altri sport, non sono mancati episodi isolati. Edgar Davids ai tempi della Juventus venne trovato positivo al nandrolone. Similmente, in tempi più recenti, il caso del Papu Gomez, risultato positivo per terbutalina, seppur legata a motivi medici, ha comunque riacceso la discussione sull’attenzione da porre a tutte le sostanze assunte dagli atleti.
Solo alcuni esempi, ma dietro ognuno di essi si nascondono storie di fragilità, scelte sbagliate e, in alcuni casi, un sistema che non è riuscito a proteggere adeguatamente i suoi protagonisti.
Un dramma nascosto
Le storie che emergono dal lato oscuro del calcio non riguardano solo gli atleti coinvolti direttamente, ma si estendono alle loro famiglie, ai loro cari, che spesso si trovano ad affrontare un dolore inimmaginabile. È il caso di Mario Bertini, ex roccioso centrocampista dell’Inter degli anni ’60 e ’70, un simbolo di forza e dedizione sul campo.
“Provai in ogni modo a salvare mio figlio dalla droga”, ha confessato Bertini. “Io non ho mai preso nulla – continua – c’erano delle pasticchine rosse, quelle che prendevano anche gli studenti per stare svegli. A me semmai serviva qualcosa per calmarmi. Dichiarazioni che confermano la forza di Bertini e il lato oscuro del calcio.