Look da rockstar, sbarca a Roma da VIP, è un calciatore FLOP che piace alle donne ma non è RENATO: hai capito chi è?

Altro che Renato Portaluppi. Alla Roma c’è chi è andato oltre: look da rockstar, amato dalle donne, un po’ meno dagli allenatori.
Un lampo di genio, un’intuizione di mercato, un colpo da maestro. Così venne presentato l’acquisto di Renato Portaluppi nell’estate del 1988, un nome che risuonava nelle orecchie dei tifosi romanisti con la dolce melodia delle grandi aspettative.
Il brasiliano, reduce da un’esperienza importante al Botafogo, arriva nella capitale con l’aurea di un campione, uno di quelli capaci di accendere la fantasia e far sognare le folle. Le prime serate romane sembrarono confermare le attese. Renato, ribattezzato dai tifosi “Il Gaucho”, non si risparmia nel vivere la città.
I locali alla moda, le feste esclusive e la vita notturna diventano il palcoscenico naturale di Renato Portaluppi. A Roma, diventa una star della Dolce Vita. Il suo look, la sua aura da campione, lo rendevano un VIP a tutti gli effetti, un personaggio da copertina.
Il problema, purtroppo, era che il campo da gioco non era un locale notturno. Con la maglia giallorossa sulle spalle, il giocatore che doveva far sognare i tifosi si rivelava un’ombra di se stesso. Le giocate attese non arrivavano, la velocità e la tecnica ammirate in Brasile si perdono in un calcio più tattico e fisico.
Di meteora in meteora
Il Gaucho delle notti romane si trasforma nel Gaucho delle delusioni domenicali. Le aspettative su Renato Portaluppi si sgonfiarono rapidamente, lasciando il posto a un’inevitabile amarezza. La sua avventura nella Roma si concluse dopo una sola stagione, lasciando un ricordo sbiadito di promesse non mantenute e di un talento che non riuscì mai a sbocciare.
Quella di Renato non è, purtroppo, l’unica storia di un talento non espresso nella Capitale. Decenni dopo, la Roma ha accolto un altro personaggio, un altro VIP pronto a infiammare l’immaginario collettivo, ma che ha lasciato un segno ancor più fugace. Era il 2004 quando Abel Xavier, difensore portoghese dal look inconfondibile e stravagante, sbarcò sulle sponde giallorosse del Tevere.

Una fugace comparsa
La sua chioma bionda e le sue acconciature appariscenti lo facevano sembrare una rockstar, un’icona destinata a dominare le pagine dei giornali e le discussioni dei tifosi. Ma proprio come Renato, il campo da gioco si rivelò un nemico implacabile.
Le sue presenze con la maglia giallorossa si contarono sulle dita di una mano, i suoi errori pesarono più delle sue giocate e il suo impatto fu praticamente nullo. Un’apparizione, una fugace comparsa destinata a rimanere negli annali come una delle meteore più luminose ma allo stesso tempo più deludenti della storia romanista.