“Ho parlato con il bambino”: Ranieri svela tutto a fine carriera I Poi si blinda: “Non dico niente di niente”

Si è conclusa in maniera stoica la carriera di Claudio Ranieri. L’ormai ex allenatore della Roma dice tutto, ma poi si blinda.
Avesse portato la Roma in Champions League, Claudio Ranieri avrebbe compiuto un mezzo miracolo paragonabile quasi al trionfo leggendario in Premier con il Leicester. Gli sono mancati una manciata di punti in più. Ha lasciato la Roma in Europa, con uno scroscio di applausi pensando da dove è ripartito nel suo terzo mandato in giallorosso, dal bordo della zona retrocessione.
Quello di Claudio Ranieri e la Roma è, comunque, un legame che va ben oltre il campo, una relazione fatta di ritorni, emozioni e un senso d’appartenenza che pochi altri possono vantare. È una storia divisa in tre cicli, ma con un’unica costante: l’amore sconfinato per quei colori giallorossi che scorrono nelle vene del tecnico trasteverino.
Il primo atto di questa storia prende il via nel 2009. Dopo anni trascorsi in giro per l’Italia e l’Europa, Ranieri approda finalmente sulla panchina della “sua” Roma. Una chiamata che sa di destino. Cresciuto a Testaccio, a San Saba per la precisione, a due passi dal cuore pulsante della romanità calcistica, Ranieri si ritrova a guidare la squadra che ha sempre portato nel cuore. La stagione 2009-2010 resterà indimenticabile: la rimonta scudetto sfiorata, la vittoria all’Olimpico contro l’Inter capolista e la standing ovation dei tifosi che ancora oggi ricordano con le lacrime agli occhi quel “quasi miracolo”.
Il secondo capitolo arriva nel 2019, in un momento delicato per la Roma. Dopo le dimissioni di Eusebio Di Francesco, il club richiama Ranieri per traghettare la squadra fino a fine stagione. Lui risponde presente, ancora una volta. Lo fa con la serietà e la dedizione di sempre, senza clamori, con l’umiltà di chi sa che ogni minuto in panchina, per lui, è un dono. Chiude il campionato con dignità, cercando di ridare compattezza a un gruppo scosso e deluso.

Atto terzo
Ma è il terzo atto, quello più romantico, che avviene lontano dai riflettori della Capitale. È il 2024, Claudio Ranieri annuncia l’addio al calcio. Dopo l’ultima impresa, quella della salvezza storica con il Cagliari, Ranieri saluta tutti. E lo fa come un signore, in silenzio. Fin quando la Roma, finita nel frattempo nei bassifondi della classifica di Serie A con la scellerata decisione di esonerare Daniele De Rossi per Ivan Juric, lo richiama.
Claudio Ranieri obbedisce: neanche stavolta arriva un trofeo, eppure ha conquistato qualcosa che vale di più: l’anima dei suoi tifosi. Tre cicli diversi, tre momenti storici, un solo filo conduttore: un amore puro, viscerale, autentico.
Passato, presente, futuro
Il passato recente ormai si conosce, il presente è un tempo da vivere per immaginare un futuro migliore, quello di Roma che porta a casa un trofeo grazie alle scelte di un Claudio Ranieri alla Ibrahimovic, consulente dei Friedkin in una Roma che si avvia a festeggiare il suo centenario.
“Mi prendo questi complimenti per questa stagione perché fanno piacere – ha ricordato l’allenatore della Roma nella sua ultima gara, in quel di Torino – sono contento e orgoglioso. La squadra era con il morale sotto i tacchi quando sono arrivato, ho parlato con il bambino che avevano dentro per farli lottare fino alla fine. Non pensavo di fare queste cose, i tifosi ci hanno fatto sentire il loro amore. Questo vuol dire tanto. Il futuro? Non dico niente di niente”. A tutto il resto ci penserà Gian Piero Gasperini.