“Dan Friedkin lo ha chiamato”: meeting coi giallorossi, viene fuori tutto ora: “si è incontrato con la Roma”

Rumors su rumors nella Roma di questi tempi. Dan Friedkin e il retroscena di quel meeting finalmente svelato.
Una voce fuori dal coro. Di fronte ai presidenti-padroni che dominano la scena del calcio italiano con conferenze stampa, interviste fiume e dichiarazioni infuocate, Dan Friedkin rappresenta un’anomalia. Un’eccezione alla regola.
Da quando è arrivato alla guida della Roma nell’agosto 2020, l’imprenditore texano ha scelto la via del silenzio, della discrezione e della gestione manageriale rigorosa, all’americana, inversamente proporzionale rispetto alla loquacità di informazioni e indiscrezioni che regnano nei media della Capitale.
Un presidente sui generis Dan Friedkin, che sembra quasi allergico ai riflettori, ma che ha impresso una direzione netta alla società giallorossa. Eppure, nonostante investimenti importanti e una stabilità societaria ritrovata, il suo rapporto con i tifosi non è mai decollato davvero.
Dan è un proprietario di un impero che spazia dal settore automobilistico (è uno dei principali distributori Toyota negli Stati Uniti) al cinema (produttore del film “The Last Duel” di Ridley Scott), ma non è un personaggio da prime pagine, salvo rarissime eccezioni.
Efficienza e programmazione?
Ha scelto di applicare alla Roma un modello di gestione improntato all’efficienza e alla programmazione. Ma il suo silenzio – nessuna conferenza stampa, nessuna intervista, pochissime apparizioni pubbliche – ha spesso alimentato dubbi, incertezze, e una certa freddezza da parte della piazza. Sotto la sua guida, la Roma ha conquistato il primo trofeo europeo nel nuovo secolo, la Conference League nel 2022, non molto rispetto ai proclami di inizio mandato.
Vuole riportare la Roma in Champions senza però investire nei giocatori. Vuole stadio, soprattutto. Ma per quanto se ne parli, il via libera no è ancora arrivato. L’amore della tifoseria per Dan e Ryan Friedkin non è mai esploso. La mancanza di empatia, il distacco emotivo, l’assenza di un dialogo diretto con i tifosi hanno fatto sì che molti lo percepiscano come un corpo estraneo, un “padrone americano” distante e freddo. A Roma, dove la passione è viscerale e il presidente è spesso considerato un capo-popolo, questo stile manageriale non scalda i cuori.

L’ultima mossa
Anche l’ultima mossa dei Friedkin, su segnalazione di Claudio Ranieri e Florent Ghisolfi, non è che abbia fatto impazzire la piazza, silente per l’arrivo di Gasperini, quasi divisa tra chi vede l’ex allenatore dell’Atalanta un upgrade. E chi accusa addirittura Ranieri di alto tradimento, ripensando a certi comportamenti del Gasp. Tant’è. Eppure l’allenatore della Roma poteva e doveva essere un altro.
Non solo Ghisolfi, anche Dan Friedkin era sceso in campo in prima persona per portare a Roma Cesc Fabregas. Un retroscena di qualche settimana fa, svelato da Piero Torri nei giorni scorsi su Radio Manà Manà: “Da quello che so anche Dan Friedkin ha chiamato Fabregas – assicura – quando lo spagnolo è stato a Roma”. Tant’è, ormai quel meeting è passato remoto. Prese e futuro prossimo nel segno di Gian Piero Gasperini.