“Ci aspettava e ci insultava sempre”: il mister sbrocca e reagisce I “Ragazzi scendete e rendete pan per focaccia”

L’allenatore racconta di aver perso le staffe e di aver preso una decisione “non convenzionale”: la risposta al criticone è servita su un piatto d’argento.
Non sempre le rivalità storiche del calcio si alimentano e consumano solamente in un campo in erbetta e circondato da tribune.
Il bello di questo sport è anche il fatto che esistono differenze sostanziali e che molto spesso il tifo contribuisce a plagiare una parte non indifferente dell’identità di un tifoso.
È quello che succede da sempre tra Lazio e Roma, uno dei derby e delle rivalità più antiche e accese dell’intero campionato di Serie A e del panorama europeo.
Ma c’è un episodio emblematico che non era mai stato raccontato prima e che dimostra come a volte il calcio è anche una questione di vita quotidiana.
Un tifoso piuttosto accanito
Nei giorni scorsi Luciano Spalletti ha rilasciato la sua autobiografia. L’allenatore italiano ha infatti deciso di raccontarsi a 360 gradi in un libro che parla della sua vita e della sua storica carriera che, prima di approdare a Converciano, ha attraversato le più grandi piazze d’Italia.
Prima Roma, poi Milano e Napoli, dove è riuscito a conquistare uno storico scudetto che non arrivava da tantissimi anni. Ma oltre alla sua avventura con il club campano, Spalletti ha lasciato grandi ricordi anche nella Capitale negli anni in cui allenava una delle Roma più forti di sempre – quella di Totti, Cassano, Montella e Cafù per intenderci. Proprio quel periodo è stato il protagonista di uno dei racconti riportati sul libro appena uscito, dove si racconta del rapporto con un tifoso laziale piuttosto molesto.

La reazione di tutta la squadra
In quegli anni, si legge nell’autobiografia dell’allenatore, c’era un tifoso laziale che aspettava gli spostamenti in pulmann della prima squadra per insultare i giocatori al loro passaggio e rivolgere loro i più gravi epiteti possibili. Una situazione che andata avanti per settimane, fino a quando il tecnico non ha deciso di reagire.
“La cosa ci venne a noi e decidemmo che era venuto il momento di dare una risposta esemplare – si legge nell’opera – Dopo l’ennesima caterva di insulti, costrinsi l’autista a tornare indietro. Lo feci fermare e dissi ai giocatori di scendere e di rendere pan per focaccia all’esagitato“. Una reazione controversa, di certo, ma che pare aver funzionato: “Da quel giorno – continua Spalletti – non lo rivedemmo mai più”.