“Devi sbagliare!”: clamoroso errore, rigore inesistente e reazione inaudita in campo I Ora si attendono seri provvedimenti

Il VAR non è ancora la panacea di tutti i mali: così, un rigore inesistente produce una clamorosa reazione in campo. Cosa è successo.
Da quando il VAR è entrato nel mondo del calcio, tra mille polemiche e divisioni, la promessa era chiara: meno errori arbitrali, più giustizia in campo. E in buona parte questa promessa è stata mantenuta, se si considera l’introduzione nel suo complesso.
Fuorigioco millimetrici, i falli da rigore rivisti al monitor, le espulsioni chiaramente giustificate: la tecnologia ha alzato il livello dell’arbitraggio e ha portato una maggiore trasparenza nelle decisioni. Giustamente, dal momento che il suo maggiore fruitore, lo spettatore che guarda l’incontro, ci capisce qualcosa.
Eppure, a distanza di anni dall’introduzione del Video Assistant Referee, il calcio continua a essere al centro di polemiche, tensioni e sospetti. Perché? La verità è che, per quanto la tecnologia possa correggere l’errore umano, non può sanare le distorsioni di un sistema più grande, quello del “calcio che conta”, dominato da interessi economici, pressioni mediatiche e disparità tra club.
Il VAR funziona, su questo non ci sono dubbi. La conferma arriva dai dati: le decisioni corrette sono aumentate, molti angoli sono stati smussati. Ma la tecnologia non è infallibile, per due motivi: in primis perché non sempre funziona a livello tecnico (vedi il fuorigioco di Candreva non rilevato in un iconico Juventus-Salernitana), ma soprattutto c’è un protocollo contorno e complesso, sempre più di difficile comprendonio, sia per i tifosi sia per gli addetti ai lavori che non siano arbitri.
Quel margine di soggettività
E poi c’è sempre l’essere umano a decidere se e come utilizzare la tecnologia in una partita di calcio, non ancora gli allenatori, per esempio. Così il margine di soggettività resta, soprattutto nei casi più controversi.
Un contatto in area può essere interpretato come rigore o come semplice scontro di gioco. Un tocco di mano può essere considerato volontario o involontario. Ed è proprio qui che il dibattito non si spegne. Ovviamente senza considerare le categorie minori, dove il VAR non è sostenibile a livello economico.

Nel segno del fair play
Da Alcole un bel gesto nel segno del fair play arriva dal campionato Under 14. Avanti 2-0, gli ospiti del San Martino Giovani usufruiscono di un calcio di rigore a dir poco generoso, per non dire proprio inesistente. Così, l’attaccante del San Martino ha pensato bene di sbagliarlo, calciandolo fuori.
È stata l’allenatrice del capitano a suggerire di sbagliarlo. “Ho detto ai miei che il rigore andava sbagliato e loro mi hanno ascoltata. Era evidente che l’arbitro, che peraltro per il resto ha diretto bene pur essendo molto giovane, aveva giudicato male quell’episodio e, per questo, non era certo il caso di tirare con l’obiettivo di segnare”. Brava Marina Venzo, vincere (comunque) così è più bello.