“Se lui è slavo, io sono della Bovisa: e non sono un pirla”: prima di Mou, lo disse lui I Che batosta al bomber: “Deve cambiare mentalità”

Un antesignano di Mourinho ha preceduto le orme di José Mourinho, con una grande differenza: che batosta al bomber!
I grandi allenatori si specializzano in due grandi macro aree: ci sono quelli che puntano tutto sulla tattica e chi si preoccupa in primis di gestire un gruppo, spesso la chiave del successo. Guardiola, Klopp alcuni esempi del primo tipo. Mourinho (con le sue stranezze), Conte e Ancelotti del secondo.
Ma la qualità migliore di un allenatore, che unisce le due facce della stessa medaglia è far rendere un giocatore al massimo delle sue potenzialità, spesso incanalando nella giusta direzione, a prescindere dai risultati di squadra, soprattutto se si è di fronte a giocatori “fumini”, dal carattere forte e spesso imprevedibile.
Essere un “leader silenzioso” o un “genio ribelle” può fare la differenza tra la gloria e il fallimento. Per l’allenatore, però, questo comporta una continua opera di diplomazia, pazienza e, talvolta, compromesso. Non si tratta solo di gestire le emozioni durante la partita, ma anche di mantenere l’equilibrio durante gli allenamenti, negli spogliatoi, nei rapporti quotidiani.
Le tensioni interne, se non governate, possono rapidamente trasformarsi in fratture all’interno del gruppo squadra. Un giocatore che risponde male a un rimprovero, che si isola o, peggio, coinvolge altri compagni nel suo malcontento, può minare l’autorità dell’allenatore e compromettere la coesione della squadra.
La doppia sfida di un allenatore
La sfida per il tecnico è duplice: da un lato deve proteggere l’armonia collettiva, dall’altro non può permettersi di rinunciare alle qualità tecniche di chi, pur difficile da gestire, può fare la differenza in campo.
Alcuni sono riusciti a canalizzare il loro temperamento in energia positiva, riuscendo a comprendere in primis i meccanismi interiori di un talento. Altri, invece, proprio no. E alla fine sono sbottati.

Un esempio lampante
Osvaldo Bagnoli, l’allenatore dello storico scudetto dell’Hellas Verona, all’Inter ebbe a che fare con un certo Darko Pancev, uno degli eroi della Stella Rossa campione di tutto, ma in Serie A una mezza meteora. Alla fine neanche un allenatore finito nella hall of fame è riuscito a cambiare il corso degli eventi, diventando una sorta di antesignano di Mourinho.
“Dite che con Pancev bisogna avere pazienza perché è macedone? Sarà… ma io sono della Bovisa e non sono mica un pirla!”. Una sparata con un senso logico. Quel goleador di caratura internazionale, all’Inter in 12 partite realizzò la miseria di un gol. Di lui ci si ricorda ora solo dei gol sbagliati. Alcuni davvero clamorosi! Che dire, Osvaldo Bagnoli ci aveva visto lungo.