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Scandalo PASSAPORTI: due anni di stop per l’argentino I Addio Italia: ma la sua CARRIERA è segnata

Martelletto Giudice con euro
Il calcio travolto dallo scandalo passaporti – depositphotos – IlPosticipo.it

L’inchiesta partita dalla Procura scoperchia il vaso di Pandora. Lo scandalo passaporti travolge l’attaccante argentina. Cosa è successo.

Una pratica scorretta, che nel corso dei decenni non ha mai abbandonato il calcio, travolgendolo e toccando il suo sistema. È dagli anni Duemila che, ciclicamente rispunta fuori lo scandalo passaporti.

Alvaro Recoba, stella uruguaiana dell’Inter, venne scoperto nel 2001 con un documento d’identità falso. Che lo dichiarava cittadino comunitario. La Beneamata rischiò seriamente punti di penalizzazioni, ma non era un gesto isolato.

Sempre nella prima decade del nuovo secolo anche Juan Sebastián Verón e Dida, furono coinvolti in controversie simili. Anche in quei casi, furono sollevati dubbi sulla veridicità della documentazione che attestava la cittadinanza italiana dei giocatori, con parentele sospette o documenti addirittura falsificati.

Ovviamente i casi fecero ancora più clamore del dovuto perché si parlava di giocatori famosi, ma il fenomeno dilagante ha visto coinvolti anche nomi meno noti, ugualmente significativi. Uscì fuori il caso Jeda, ex attaccante brasiliano di Catania e Cagliari.

I passaporti “taroccati”

Venne accusato di aver presentato un passaporto falso anche Fabio Junior, meteora della Roma. Un altro tassello di un puzzle agghiacciante che evidenziò un vero e proprio mercato nero di passaporti “taroccati” che coinvolgeva intermediari senza scrupoli e funzionari compiacenti.

Tra i casi più recenti esplosi è impossibile non citare quello di Luis Suárez. Nel 2020, l’attaccante uruguaiano era in trattativa con la Juventus e sostenne un esame di italiano all’Università per Stranieri di Perugia. Le indagini svelarono che le domande e le risposte dell’esame gli erano state comunicate in anticipo, rendendo di fatto l’esame una farsa. Un episodio che fece il giro del mondo e che gettò una nuova ombra su tutto il sistema.

Gustavo Bartelt
Gustavo Bartelt con la maglia della Roma – ansa – IlPosticipo.it

Doveva essere Batistuta

Ancora oggi si parla di un attaccante argentino arrivato in Italia nel 1998 per indossare la maglia della Roma. Doveva essere uno alla Omar Gabriel Batistuta, in realtà Gustavo Bartelt fu poco più di una meteora. I romanisti di una certa età lo ricordano per quella serpentina strappa applausi in occasione del gol di Alenichev in un Roma-Fiorentina 2-1. Nulla più.

Giocherà 12 spezzoni di gara in quella stagione. Poco altro in quella successiva: 3 presenze fino a dicembre, prima di passare all’Aston Villa, senza mai giocare, e poi in Spagna con il Rayo Vallecano. È lì che si scoprì la poca chiarezza del suo status italiano. Due anni di stop (il primo ancora sotto contratto con la Roma) lo segnano, anche se poi si verrà a sapere che era innocente, ma l’assoluzione arrivò troppo tardi. Tornerà in Argentina senza lasciare traccia.